Più di 20 anni fa si parlava già di realtà virtuale, ma poi la tecnologia si arenò. Oggi si torna a parlarne a gran voce, ma sarà vera gloria?

Era il 1995 (o ’94 non ricordo con precisione), ben più di 20 anni fa comunque e ci occupavamo già di Realtà Virtuale.

Allora sembrava che questa tecnologia dovesse cambiare il mondo, ma non fu così.
C’erano applicazioni per la progettazione e per l’architettura, che permettevano di “abitare” la casa prima di costruirla, pullulavano le simulazioni di ogni sorta, per non parlare dei giochi, ecc…

Io stesso, insieme ai miei colleghi visionari di allora, nel 1995 collaborai a costruire un  casco. Era un casco monoscopico ma a colori, davanti al display c’era una lente di Fresnel, l’audio stereo e l’elettronica che avevamo costruito era in grado di tracciare la rotazione della testa e l’inclinazione (sia beccheggio che rollio), il tutto tramite dei componenti elettronici sensibili al magnetismo che Philips usava per tarare i televisori…  La scocca era in fibra di carbonio, tutto realizzato da noi.

Il casco per la realtà virtuale realizzato nel 1995

Chiaramente la tecnologia non era ancora matura, la grafica non era certo quella di oggi; si sperimentò in lungo e in largo, se ne parlò anche di più, ma nel giro di breve quella che doveva essere la svolta capace di separare il passato dal futuro si arenò e tutti noi riponemmo i nostri visori nel cassetto.

Oggi la realtà virtuale sembra essere tornata in auge, ma dal mio punto di vista la realtà virtuale proposta oggi non è cambiata molto, e non riesco ancora a vederci quella rivoluzione che viene tanto declamata.

Certo, oggi costa molto meno, la grafica è decisamente più avanzata, ma alcuni problemi di fondo non sono ancora stati risolti, primo fra tutti, cosa non da poco, il fatto che solitamente dopo una decina di minuti di immersione con casco si prova una sensazione di nausea, a causa delle informazioni incoerenti che riceve il nostro sistema vestibolare.

Sono un innovatore, innamorato della tecnologia; da early adopter faccio mia ogni nuova trovata tecnologica introdotta sul mercato per provarla, sperimentarla, giocarci un po’ e, se realmente efficace, migliorare il mio lavoro e le mie abitudini. Nel 1995 vidi il futuro a portata di mano, lavorai sodo per accelerare il cambiamento, che poi non avvenne. Ecco perché oggi non riesco a entusiasmarmi a questo ritorno di fiamma della realtà virtuale: sarà vera gloria? Ai posteri l’ardua sentenza…

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