Immagina che…

Immaginiamo di muoverci tra le sale di un museo. Come spesso succede non abbiamo voluto fare la coda al desk per affittare le classiche audioguide, ciònonostante vorremmo saperne di più sulle opere che stiamo ammirando. Allora prendiamo il nostro smartphone, il quale man mano che ci avviciniamo a quel quadro o a quella moneta antica comincia a fornirci informazioni di dettaglio contestuali, sotto forma di qualsivoglia tipo di contenuto multimediale: testi, audio, video, immagini, foto 3D.
Giunti a quell’opera che tanto ci piace e che ci ha portati fin qui per ammirarla dal vivo, restiamo letteralmente incantati, consultiamo con interesse la scheda di dettaglio fornita dal nostro smartphone e sfiorando un’icona diamo il nostro “mi piace” all’opera, condividendolo sui nostri social preferiti.

Beacon al museo

Si diffonde nei musei l’uso delle app per smartphone che “dialogano” con le opere d’arte

Terminata la nostra visita, ci approssimiamo all’uscita passando per lo shop del museo. Diamo un’occhiata qua e là quando sentiamo il nostro smartphone “chiamarci” con un messaggio che ci avvisa che le t-shirt raffiguranti la nostra opera preferita sono in promozione e che, se non vogliamo acquistarle subito, possiamo farlo anche comodamente on line in un altro momento attraverso l’e-shop del museo.

Bene, quello che abbiamo appena immaginato è di fatto uno scenario facilmente realizzabile con la tecnologia già oggi a nostra disposizione: quella degli smartphone unita a quella ancora non molto conosciuta dei cosiddetti Beacon.

Cosa sono i Beacon e come funzionano?

I Beacon fisicamente si presentano come dei piccoli oggetti dalle forme più svariate, dai più classici parallelepipedi in plastica bianca o nera alle pietre colorate in silicone personalizzabili con dei divertenti stickers come quelli, bellissimi!, della Estimote.

Beacon Estimote

I coloratissimi beacon della Estimote

Al di là del loro design (su cui – ne siamo certi – i produttori si sbizzarriranno per accappararsene il mercato), la funzione dei Beacon è quella di trasmettere dei segnali a un ricevitore (tipicamente uno smartphone, ma anche un tablet) nel momento in cui esso entra nel proprio raggio d’azione (da pochi centimetri fino a 30 metri e oltre), fornendogli il comando per far accadere qualcosa sull’apparecchio ricevitore.
I Beacon sono alimentati a pila (o anche a corrente) e sono molto piccoli proprio per essere collocati – spesso in modo invisibile – anche in una certa quantità in una stanza (la sala di un museo, i locali di un negozio o di un qualunque esercizio commerciale) o anche in spazi aperti, per esempio una strada, una via pedonale, un centro commerciale…
Affinché il ricevitore avverta la presenza dei Beacon è necessario aver scaricato e installato una apposita app e aver attivato la porta bluetooth.

Date un occhio a questo breve video che, partendo dalla similitudine con la funzione del faro per le navi, spiega bene come funzionano i Beacon.

I Beacon perfezionano la qualità dell’esperienza d’uso

È in questo modo che girando per le sale del museo, il nostro smartphone, man mano che ci avviciniamo alle opere esposte nella sala, rileva la presenza del Beacon e attiva in modo automatico i contenuti più appropriati.
Non ci sono dunque QR code da inquadrare o superfici da sfiorare come per le tag NFC, tecnologie che non hanno avuto il successo sperato proprio perché, a differenza di quanto i Beacon permettono di (non) fare, richiedevano ancora uno “sforzo” in più all’utilizzatore che impediva di realizzare una perfetta esperienza d’uso.

“Il fatto è – come cita un interessante articolo pubblicato su Wired – che, in un mondo wireless, fare la scansione o toccare qualcosa per trasmettere o ottenere informazioni risulta molto scomodo”.
Semplicità d’uso, comodità, valore e utilità per l’utilizzatore: sono questi gli ingredienti per cui si è ormai sempre più persuasi che i Beacon, rispetto alle altre tecnologie simili che li hanno preceduti, hanno tutte le carte in regola per ottenere un grande successo.

“Per musei, gallerie e spazi pubblici – continua l’articolo di Wired – questa tecnologia rimane certamente un grande passo avanti insieme alla diffusione dello smartphone. È l’anello mancante che cambierà il modo in cui i dispositivi mobili vengono utilizzati in spazi pubblici, e per legittimare la loro presenza, piuttosto che essere percepiti come una distrazione da essi”.

Le molteplici applicazioni dei Beacon

Se non siete ancora convinti delle potenzialità dei Beacon, provate a fare un giro su Beacon Italy, il sito italiano, nato sulla scia di molti omologhi d’oltreoceano, nato appositamente per diffondere cultura e best practices sull’utilizzo di questa tecnologia, e scoprirete quali e quante applicazioni possibili sono già se non realizzate almeno allo studio avanzato, e quali interessanti scenari si aprono unendo la forza della microgeolocalizzazione, a quella del mobile e, naturalmente, del marketing!

Il risultato è una nuova affascinante propaggine del marketing, nota come proximity marketing, destinata a svolgere un ruolo sempre più importante nella nostra quotidianità.

Chissà se Steven Spielberg ne sapeva già di Beacon e affini quando ha pensato alla scena di Minority Report in cui il protagonista Tom Cruise si aggira per le vie di una città le cui insegne pubblicitarie animate e interattive lo chiamano per nome al suo passaggio offrendogli messaggi ad altissimo tasso di targetizzazione?

Se i Beacon avanzano, Oplà non sta a guardare!

Fanta (ma fino a che punto?) scienza a parte, i Beacon oggi sono una realtà che, come abbiamo visto, comincia a trovare le sue prime notevoli applicazioni, con le quali noi di Oplà abbiamo subito voluto metterci in gioco, studiando una loro applicazione rivolta al mondo museale.

Abbiamo fatto una ricerca tra i principali produttori di Beacon e ci siamo innamorati di quelli già citati delle Estimote; abbiamo valutato diverse applicazioni dedicate al mondo della cultura che sfruttano la tecnologia dei Beacon e siamo al lavoro per realizzare i contenuti multimediali che gli utenti potranno navigare da un tablet visitando le sale del Museo di … curiosi? Stay tuned!

About the Author: Elena Cecconello

Laureata in Scienze della Comunicazione, opera nel settore da oltre 20 anni. È specializzata in marketing digitale.

Se ti è piaciuto questo articolo, condividilo!

Scriviamo anche noi una newsletter ;-)

Diciamo la verità: non abbiamo più voglia di iscriverci all’ennesima, inutile newsletter. Infatti quella di Oplà è una email che inviamo di tanto in tanto, senza una particolare regolarità, ma solo quando abbiamo qualcosa di realmente utile e interessante da raccontare. Quindi, se ti va, iscriviti!